Itinerari Nascosti di Maiori


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Collegiata Santa Maria a Mare

L’attuale collegiata, la chiesa principale della città, fu eretta in origine, sullo sperone roccioso a guardia della contrada di Campo, lungo una delle direttrici che conducevano a Minori, come chiesa di quella frazione dell’agglomerato medievale maiorese, abbarbicata sul prospiciente versante della collina. Essa sembra sia stata dedicata a S. Michele e doveva svolgere anche la funzione di struttura fortificata e di sorveglianza a difesa dagli attacchi dal mare e a vigile guardia delle barche dei pescatori maioresi attivi lungo la costa. Sicuramente per loro doveva rappresentare una presenza amica quando ritornando la scorgevano da lontano, ancora in alto mare, e un tuffo al cuore dovevano sentire quando scompariva dalla loro vista. Non a caso, si sviluppò presso la chiesa il culto di S. Maria a Mare, statua lignea trecentesca custodita gelosamente sull’altare maggiore della chiesa, e divenuta presto protettrice della città in seguito anche alla leggenda del presunto ritrovamento nel 1204, abbandonata da una nave in una balla di cotone. Della roccaforte, oggi non resta più nulla, con il torrione trasformato in campanile; la chiesa fu eretta in collegiata nel 1505 e da allora assunse il ruolo di principale chiesa cittadina; in quell’occasione la veste medievale con colonne e volte fu abbandonata in nome della modernità rappresentata dai pilastri e dal notevole soffitto ligneo realizzato nel 1529. La chiesa divenne la principale della città anche in ragione della sua posizione baricentrica a ridosso della piazza centrale e, a suggello definitivo del nuovo ruolo, arrivò nel corso dell’Ottocento, l’ampliamento della zona dell’attuale coro e l’inversione del prospetto, non più rivolto angustamente alla contrada Campo ma aperto a tutta la sottostante città.

La facciata neoclassica, come il prospiciente campanile, è frutto dei radicali lavori di trasformazione e ampliamento promossi dalla città a partire dal 1836 e affidati all’architetto napoletano Pietro Valente. L’interno, anch’esso in una veste coeva, si presenta a tre navate, separate da pilastri, con archi a tutto sesto; in alcuni dei pilastri della navata sinistra sono state messe in vista le originali colonne con capitelli romani di riuso della chiesa medievale (altri resti di reimpiego sono nella chiesa e presso l’ingresso laterale al transetto). La navata centrale è coperta da un soffitto a cassettoni, commissionato dalla famiglia Da Ponte ed eseguito nel 1529 dall’artista napoletano Alessandro De Fulco, al centro del quale spicca, in rilievo, una copia della statua di S. Maria a Mare (nella parte alta della navata sono conservate una serie di tele sei-settecentesche con Storie della Vergine). L’ampio transetto è sormontato da una cupola (esternamente rivestita di embrici di maiolica gialli e verdi), ed è fiancheggiato da due ampie cappelle, di cui quella a sinistra del SS. Sacramento è opera di stile neo-rinascimentale degli inizi del Novecento.

Lungo gli altari delle navate laterali e del transetto si affollano i dipinti che rappresentano una pagina fondamentale della cultura artistica cittadina, dalle tavole cinquecentesche (l’Andata al Calvario; i dipinti dei D’Amato) alle copie (Madonna di Portosalvo, Madonna con Bambino) e ai quadri realizzati (Madonna di Maggio, Immacolata Concezione) da Gaetano Capone.

Verso la metà della navata sinistra vi è l’entrata nella ottocentesca Sacrestia, che si sviluppa su pianta a croce greca, coperta con cupola, che oggi accoglie un gran numero di opere, tra cui l’antichissima campana (datata 1334) e una serie di dipinti cinque-settecenteschi, molti dei quali provenienti dal convento domenicano del Rosario.

Museo d’Arte Sacra “Confalone”

Presso il transetto di sinistra è anche l’ingresso interno del Museo d’Arte Sacra “Confalone”, istituito nel 2001, che accoglie notevoli esempi d’arte dal Rinascimento all’Ottocento e rappresenta la testimonianza della ricchezza culturale della città di Maiori e della sua Collegiata. Esso è ospitato negli ambienti della cripta, sottostante alla sagrestia di cui ripete la pianta, e presenta nel pavimento un notevole tondo maiolicato con una nave, di fattura napoletana ottocentesca, che dovrebbe rappresentare l’imbarcazione, da cui fu allontanata la statua di S. Maria a Mare. Tra le opere conservate, il paliotto d’alabastro, opera inglese del primo Quattrocento; il cofanetto eburneo degli Embriachi; i piatti da questua in ottone; i corali miniati di S. Francesco; una Madonna del Carmine; una Madonna lignea cinquecentesca, la statua della Madonna dell’Avvocata, oltre ad ex-voto ottocenteschi, arredi e paramenti liturgici e ad un dipinto della Pietà di fine Quattrocento.