Andrej Nikolaevič Murav’ëv (1845)


 

 

Andrej Nikolaevič Murav’ëv

     
La Costa d’Amalfi, dagli inizi dell’Ottocento, è meta di artisti e letterati provenienti dalla lontana Russia. La Campania, Napoli e le due coste, sorrentina e amalfitana, furono ben presto oggetto di viaggi ma prima ancora di dipinti e disegni che ebbero larga diffusione nell’aristocrazia e tra gli uomini di cultura russi. Dopo Buslaev e Iordan, visita la Costa nel 1845 Andrej Nikolaevič Murav’ëv, uomo vicino alla chiesa ortodossa, che si entusiasma quando scopre che Amalfi conserva le reliquie del suo protettore celeste, fatto di cui sembra nella chiesa ortodossa russa non ci fosse memoria, e poi si reca, come il suo predecessore, a vedere i monumenti di Ravello.

 
     

Andrej Nikolaevič Murav’ëv visita la Costa nel 1845 e si entusiasma quando scopre che Amalfi conserva le reliquie del suo protettore celeste, fatto di cui sembra nella chiesa ortodossa russa non ci fosse memoria:

Vicino ad Atrani, ma dietro la montagna all’improvviso appare Amalfi, nella sua stretta valle così incantevole per gli occhi con la sua massa di verde e le sue case bianche e le torri selvagge sparse sulle rocce  e con il quadro stesso della città che tutta via ha conservato poco della sua antica grandezza. Il primo impulso fu quello di correre alla cattedrale dove, come avevo sentito già  Roma, riposano le reliquie, trasferite da Costantinopoli, del mio santo, l’apostolo Andrea Primo Chiamato. Un vasto ingresso di cinquanta gradini si elevava grandiosamente dalla piazza, dove sulla fontana, si erge l’immagine dell’apostolo, fino ad un atrio posto in alto, a metà bizantino, a metà arabeggiante.

La gioia di Murav’ëv si accrebbe di molto quando egli scoprì che era capitato qui proprio per la festa della traslazione delle reliquie dell’Apostolo da Costantinopoli ad Amalfi. Tralasciando la descrizione particolareggiata della cerimonia e dell’ addobbo della cattedrale riportiamo le citazioni riguardante Amalfi dal testo di questo pellegrino:

Ecco ciò che da principio mi colpì nella cattedrale amalfitana, vicina al mio cuore.

 

Una vista meravigliosa si apre dal suo alto ingresso sulle rocce selvagge coronate di torri, sulle cui fessure si è rannicchiata la pittoresca cima, bagnata dalle pacifiche acque del suo golfo; a lungo non potei staccare lo sguardo da questo spettacolo stupendo. All’uscita dalla chiesa il nostro accompagnatore ci condusse nella cosiddetta Valle dei mulini, di straordinaria bellezza: là un veloce torrente cristallino, che anima Amalfi scende tumultuoso dalla gola e, cadendo con infinite cascate, da sotto le ruote che fa muovere, riempie la città e la valle con la voce delle sue acque; sopra di esso si innalzano le montagne rocciose sparse di vigneti e di antichi castelli.

A Ravello il pellegrino descrive dettagliatamente le chiese del luogo. Anche lui cerca le analogie con i monumenti russi: la porta della chiesa di S. Pantaleone assomiglia a un portale del Duomo di Novgorod, ed essendo ortodosso in tutto questo egli individua la comune matrice bizantina. A conclusione di questa descrizione, richiama il lettore all’attenzione per il periodo della dominazione bizantina nel Mezzogiorno che secondo Murav’ëv ha scaturito effetti senz’altro benefici. Dopo aver visitato Ravello, il pellegrino lasciò la Costiera:

Così lasciai Amalfi… Salendo sulle ripide rocce per la strada costiera da ognuna di esse mi guardavo indietro per tentare di scorgere ancora una volta l’ alto campanile della cattedrale. E mi rattristai quando esso scomparve del tutto al mio sguardo.

 



   

Ravello