Itinerari Nascosti di Maiori


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Chiesa e Convento di San Francesco

Il complesso francescano è ubicato, secondo la consuetudine, lontano dal centro abitato, in un’area spopolata fino al dopoguerra ma che nel medioevo vide una fitta presenza di chiese e cappelle lungo la strada che congiungeva Maiori con Minori e Amalfi. Il convento fu fondato dall’Università di Maiori nel 1405 e sembra abbia ospitato S. Bernardino da Siena intorno al 1435 (alla sua presenza è legata la grotta nel giardino, da cui il Santo fece stillare l’acqua, offerta anche ai viandanti grazie al condotto e alla fontana, un tempo sulla strada).

L’edificio, per la sua ubicazione, è stato soggetto a ripetute distruzioni e danneggiamenti ad opera delle mareggiate e delle frane dalle colline sovrastanti (gli ultimi danni risalgono all’evento alluvionale del 24 ottobre 1910); il convento fu alienato con le legge eversive murattiane nel 1811 e la sola chiesa restò in affidamento alla città di Maiori (in questa occasione furono trasferiti i corali miniati oggi nel Museo della Collegiata). Il complesso presenta un ampio prospetto che un tempo dava direttamente sulla spiaggia, nei pressi della Grotta dell’Annunziata; la chiesa ha una facciata neo-romanica risalente agli inizi del Novecento che incastona un portale cinquecentesco nel cui timpano si vede un pannello maiolicato con S. Francesco (1910). L’interno, a tre navate, è frutto dei restauri successivi al 1910 ma conserva sugli altari e nel coro una notevole serie di opere rinascimentali che fanno dell’edificio lo scrigno dell’arte moderna della Costa d’Amalfi. Sugli altari si può ammirare, a partire dalla navata destra, un dipinto con i SS. Pietro e Andrea (rimaneggiato), la Presentazione al Tempio del pittore vicentino De Mio, replica di un dipinto di Vasari, il noto dipinto dell’Ecce Homo (copia di Gaetano Capone del 1873 di un originale cinquecentesco del pittore spagnolo Luis Vargas). La parte più preziosa della chiesa è la zona del coro, davanti al quale sorgono, in posizione simmetrica, le due cappelle Staibano e Mezzacapo, capolavoro della scultura campana di primo Cinquecento; presso l’altare una tomba cinquecentesca e, nel coro, gli stalli lignei cinquecenteschi, al di sopra dei quali si vedono i resti del polittico quattrocentesco di Giovanni da Gaeta e, al centro dell’abside, la statua lignea di S. Francesco (1598). Nella cappella a destra del coro è visibile il resto di un polittico fiammingheggiante con la Crocefissione/Deposizione; in quella di sinistra, sull’altare si conserva la statua della Madonna del Soccorso, opera lignea di primo Cinquecento, in origine presso la cappella nella Grotta dell’Annunziata. Dal coro si raggiunge la sagrestia, dove sono visibili tracce del pavimento settecentesco che un tempo ricopriva l’intera navata della chiesa. Percorrendo la navata di sinistra verso l’uscita troviamo ancora una volta una carrellata di preziosi dipinti cinque-settecenteschi, tra i quali si segnalano il polittico con la Madonna delle Grazie e la Pietà con Santi (1523). Dalla facciata ci rechiamo verso il convento, ormai completamente rimaneggiato, che reca all’ingresso, un pannello maiolicato settecentesco con lo stemma francescano e, nelle sale dell’interno, una lastra tombale seicentesca e dipinti notevoli, tra cui due tavole oblunghe da un polittico di fine Quattrocento con i santi Vito e Giuseppe, un’Ascensione dei D’Amato, una Madonna della Purità, e una serie di dipinti settecenteschi di grande formato.